2008

2008
14 Dicembre 2008archivio 2008Poznan (Polonia) – Si è conclusa nella notte a Poznan, in Polonia, la conferenza delle Nazioni Unite sul clima. Al vertice, gli Stati firmatari della Convenzione dell’Onu sui cambiamenti climatici (Unfccc) hanno adottato una “road map” – un calendario e un programma di negoziati – per arrivare nei prossimi 12 mesi (dal 7 al 18 dicembre 2009) alla conferenza di Copenaghen in Danimarca, ad un accordo mondiale per frenare il riscaldamento globale. Hanno partecipato alla conferenza 12 mila delegati di 190 paesi, gli Usa erano rappresentati per l’ultima volta dall’amministrazione Bush, che ha sempre rifiutato qualsiasi accordo multilaterale vincolante. Paesi industrializzati firmatari del Protocollo di Kyoto (tutti tranne gli Usa), del quale i primi impegni scadono nel 2012, sono pronti a riprendere obiettivi di riduzione delle loro emissioni inquinanti. Sono pronti a considerare una riduzione tra -20% e -40% nel 2020 rispetto al 1990. Inoltre sono stati fissati i seguenti punti: 1. Darsi un obiettivo comune mondiale (un aumento massimo delle temperature, una quota massima di gas serra, ecc); 2. Stabilire chi, per raggiungere tale obiettivo, dovrà ridurre le sue emissioni e quanto; 3. Approntare strategie di cooperazione per fronteggiare i gravi problemi economici di adattamento che molti paesi, specie tra i più poveri (e meno responsabili), si troveranno ad affrontare; 4. Studiare strategie comuni di ricerca per lo sviluppo di tecnologie pulite; 5. Pianificare quali strumenti finanziari utilizzare per fronteggiare i danni economici globali dovuti al surriscaldamento globale; 6. Approntare strategie per disincentivare la deforestazione nei paesi dove si ergono le grandi foreste primarie (la deforestazione è causa per un terzo dei cambiamenti climatici); 7. Studiare misure politiche per disincentivare ulteriormente l’utilizzo del carbone. Sui lavori della conferenza, con una nota è intervenuto il movimento Fronte Verde tramite il Presidente nazionale Vincenzo Galizia «Speriamo che, come sembra in apparenza, non saranno rivisti gli obiettivi previsti di ridurre entro il 2020 le emissioni di gas serra del 20% e di raggiungere una quota del 20% a favore delle energie rinnovabili e dell’efficienza energetica. Anche se molti dubbi permangono. Si registra per l’ennesima volta la mancata presa di posizione degli Stati Uniti, che restano il principale paese inquinante al mondo, si deve aspettare le decisioni della nuova amministrazione Obama. Inoltre l’Italia si è preoccupata più che del clima di difendere le proprie industrie. Dobbiamo ringraziare Berlusconi, perché ha fatto vincere all’Italia, il premio “Fossil of the Day Award” che viene assegnato al Paese che si distingue per la peggiore politica nei confronti dei combustibili fossili. Non c’è che dire proprio un bel premio ecologico. D’altronde il capo del governo aveva esordito in apertura della conferenza dichiarando che era assurdo parlare di emissioni, quando c’è una crisi in atto, non capendo che proprio intervenendo a protezione del clima si possono trovare gli strumenti per superare l’attuale crisi, provocata dall’industrie e dal sistema fallimentare politico economico imposto dagli Usa». [...]
10 Dicembre 2008archivio 2008Roma – Secondo il ministro dell’ambiente brasiliano Carlos Minc, l’azione predatoria delle compagnie di legname, delle imprese minerarie e dei latifondi di agrobusiness ha già provocato la sparizione di circa 70 milioni di ettari di foresta. A tal proposito è intervenuto con una nota il movimento ecologista Fronte Verde tramite il Presidente nazionale Vincenzo Galizia: «il disastro ecologico perpetrato contro la foresta Amazzonica da parte delle multinazionali è qualcosa di spaventoso ed irresponsabile, che comporta inevitabili ripercussioni sulla biodiversità, sulla flora e fauna autoctone. Basti pensare che negli ultimi dieci anni, l’attacco delle multinazionali al “polmone” verde del mondo ha fatto scomparire oltre 22 milioni di ettari di foresta pluviale, che fino al 1968 era rimasta praticamente intatta. Da allora è iniziata un opera di disboscamento e di devastazione della foresta. Fino ad oggi sono stati deforestati 800 mila chilometri quadrati, ovvero il 16% dei 3,5 milioni di chilometri quadrati del territorio amazzonico brasiliano. Molto spesso, dopo aver tagliato gli alberi, la foresta residua viene bruciata e sulle sue ceneri vengono seminate piante erbacee infestanti a crescita rapida, che impediscono la crescita di nuovi alberi. Un attacco sistematico e continuato al “polmone” verde del pianeta. Concordiamo con il Ministro brasiliano Minc, che ha chiesto giustamente alla Conferenza internazionale sul clima a Poznan di raggiungere l’obiettivo di deforestazione zero, basterebbe ridurre del 50% la distruzione della foresta amazzonica nei prossimi 10 anni per ottenere una diminuzione di quasi cinque miliardi di tonnellate nelle emissioni di anidride carbonica (CO2) nell’atmosfera del pianeta. Non si deve dimenticare che se non si ferma la deforestazione della foresta Amazzonica o peggio ancora se dovesse essere completamente rasa al suolo lancerebbe nell’atmosfera circa 50mila milioni di tonnellate di carbonio l’anno, una quantità insopportabile per gli esseri viventi, che causerebbe una mortalità di massa. Il problema della distruzione dell’Amazzonia è qualcosa di così grande e pericoloso, che riguarda tutto il mondo e non solo il Brasile». [...]
9 Luglio 2008archivio 2008Roma – “Sosteniamo l’iniziativa per il diritto alla vita dell’ex Ministro degli Esteri irakeno Tareq Aziz lanciata dallo storico leader dei ‘Radicali’ Marco Pannella”. Dichiara in una nota Vincenzo Galizia Presidente nazionale del movimento politico ecologico ‘Fronte Verde’. “La mancanza di trasparenza per il processo ad Aziz e la volontà di chiudere nel più breve tempo possibile la vicenda, tanto che ad agosto ci potrebbe essere la condanna e addirittura la sua esecuzione, non può permettere di restare indifferenti davanti a questa mancanza di democrazia e di rispetto dei diritti civili e di vita” conclude Galizia. In merito alla questione è intervenuto l’avvocato Mario Lana, esperto della vicenda giudiziaria di Aziz, che ha dichiarato “non sono ancora chiare le imputazioni a carico dell’ex ministro degli esteri iracheno” e che l’unica accusa riconoscibile è quella di aver “favorito l’impiccagione di 42 commercianti di Baghdad”, che in virtù della carica allora rivestita, Aziz avrebbe potuto evitare. Attualmente Aziz, secondo Lana, non sarebbe assistito da nessun avvocato dopo che il legale che lo rappresentava è fuggito in Giordania per paura di ritorsioni su di lui e la sua famiglia. “Non solo non viene consentito un processo internazionale – ha concluso il legale – ma Aziz verrà giudicato da un tribunale della vendetta, dove siedono persone che hanno perso familiari durante il regime di Saddam”. [...]
23 Maggio 2008archivio 2008Roma – Il movimento ‘Fronte Verde’ tramite il Presidente nazionale Vincenzo Galizia sull’annuncio del piano nucleare avanzato dal governo Berlusconi, ha dichiarato: “Il ‘Fronte Verde’ è nettamente contrario al nucleare in Italia. Un ritorno che come un’ombra tetra e minacciosa si allunga sempre più in questi giorni, dopo le dichiarazioni di Scajola e di Berlusconi.” Dichiara il leader del Fronte Verde che continua: “come abbiamo già sostenuto la settimana scorsa, il ritorno al nucleare, è un netto passo indietro non guardando al futuro. Oggi in tutto il mondo, dall’Agenzia internazionale per l’energia all’Unione Europea, si riconosce come prioritaria la realizzazione di una politica di efficienza energetica in tutti i settori d’attività e lo sviluppo di energie rinnovabili come le biomasse, l’eolico e il solare, che soprattutto i paesi del Mediterraneo stanno portando avanti. Mentre paesi come la Germania, la Spagna, la Svezia e l’Olanda chiudono con il nucleare, proponendo risparmio ed efficienza energetica, rinnovabili e nuove tecnologie legate all’idrogeno.” Galizia conclude: “La campagna nucleare di Berlusconi è un vero e proprio salto nel buio. Il nucleare non potrà inoltre, essere la soluzione alla dipendenza energetica italiana, anche perché non possediamo l’uranio. Gli eventuali impianti di nuova generazione ventilati dal governo, saranno pronti come sostengono gli esperti tra oltre dieci anni, divenendo di fatto obsoleti quando saranno in funzione. Per finire visto come non siamo stati in grado di sistemare i rifiuti di Napoli e dintorni, mi chiedo che fine farebbero le scorie nucleari? Necessario per l’Italia è quindi sviluppare senza perdere più tempo, i settori delle fonti rinnovabili e del risparmio energetico e delle nuove tecnologie legate all’idrogeno.” (Politicanotizie) [...]
error

Condividi e visita

LinkedIn
LinkedIn
Share